Oggi riporto alla vostra attenzione un fatto di cronaca di pochi giorni fa. Forse ci si può fare anche due risate, ma è un modo come un altro, per far capire quanto è diventata ridicola la giustizia italiana. "Diventata"?? Forse lo è sempre stata .. ..Articolo tratto dal sito: http://gazzettadireggio.gelocal.it BAGNOLO (Reggio Emilia). Un’inchiesta frantumata a colpi di nozioni scientifiche e facendo anche riferimento ad una precedente sentenza d’assoluzione emessa nel foro di Reggio. E’ accaduto ieri – in tribunale a Reggio – e per due fidanzati (
l’impiegata 29enne Manuela Mazzali e l’operaio 25enne Manuel Rossi) si è chiuso l’incubo giudiziario iniziato nel luglio scorso quando i carabinieri hanno sequestrato nell’abitazione della coppia una moderna serra per la coltivazione della marijuana. Ma su quelle piantine – tre in vaso e altre già recise – si sono “abbattute” le arringhe degli avvocati difensori, a fronte della richiesta della procura di una condanna ad 8 mesi di reclusione per i due fidanzati.
Citando vari testi scientifici, gli avvocati
Liborio Cataliotti e Vittorio Spagni hanno subito chiarito un aspetto: quelle piantine di “maria” non erano adeguatamente mature per avere un effetto drogante. «Il ciclo di maturazione – ha specificato l’avvocato Cataliotti – si completa in 75-100 giorni da quando la pianta ha prodotto il fiore, il che non è certo avvenuto in questo caso. Ed anche il narcotest utilizzato non era idoneo per valutare la marijuana».
Inoltre la difesa ha specificato che l’impiegata, fin dal primo momento, ha detto d’aver coltivato quelle piantine a scopo terapeutico, per alleviare i dolori gastrointestinali di cui soffre. Poi l’ultimo affondo dei difensori, con il riferimento ad un caso analogo, chiusosi con l’assoluzione dell’imputato: «Quella sentenza è passata in giudicato, il procuratore generale non l’ha impugnata. Quindi sarebbe allarmante – sottolinea l’avvocato Cataliotti – che due giudici dello stesso tribunale avessero un orientamento diverso».
Dopo pochi minuti di camera di consiglio,
il giudice Cristina Beretti ha assolto i due fidanzati
“perché il fatto non sussiste”. Il che conferma l’orientamento dei giudici reggiani sulla coltivazione di marijuana se non giunta a maturazione e, quindi, non ancora drogante. I carabinieri di Bagnolo avevano appurato che nella camera usata come serra, la coppia aveva installato una sofisticata strumentazione per creare un clima tropicale più favorevole alla rigogliosa crescita delle piantine. Un trasformatore e temporizzatore collegati alla rete elettrica svolgevano alla perfezione il loro dovere e all’interno della stanza c’erano tre piante adulte alte un metro oltre ad altri vasi con tronchi di piante recise. Nell’armadio c’erano appese 6 piante in corso di essicazione. Nella sala da pranzo era stato trovato anche il manuale del perfetto coltivatore di “maria”. Tutto spazzato via da questa sentenza.