Il Cavaliere si dimetterebbe. Fondamentale l'atteggiamento Pd lunedì Roma, 7 set. (TMNews) - Le 'colombe' del Pdl ci stanno provando ad evitare la crisi e il colloquio tra Fedele Confalonieri e
Giorgio Napolitano avrebbe rafforzato il fronte di coloro che cercano una soluzione a questa quasi-crisi di governo. Tutto, secondo quanto spiegano fonti del partito di
Silvio Berlusconi, passa per un possibile atto di clemenza che
Giorgio Napolitano potrebbe concedere su richiesta magari dei figli del Cavaliere, un'ipotesi che lo stesso capo dello Stato aveva già ventilato nella ormai famosa nota dello scorso agosto.
Napolitano, però, aveva chiaramente fatto capire in quel comunicato, e avrebbe ripetuto ieri a Confalonieri, che per arrivare ad una soluzione del genere è fondamentale innanzitutto che
Berlusconi accetti la pena e che eviti scontri istituzionali, perché altrimenti non ci sarebbero i presupposti per un atto di clemenza. Un percorso che, nelle intenzioni del fronte 'aziendalista' e 'governista' del partito, richiede però una collaborazione attiva del Pd che deve avere "un comportamento dialogante lunedì, e conteranno anche i toni, le parole...". Giorgio Napolitano, a giudicare dall'unica battuta concessa ai cronisti a Venenzia, non sembra così ottimista: "Mi fa piacere che lei veda un clima rasserenato", ha detto a un giornalista.
Una cautela inevitabile, visto che ormai da qualche settimana le cronache politiche sfiorano la schizofrenia, un giorno tutte centrate sulla crisi ormai inevitabile e il giorno dopo puntate sul governo che arriva almeno al 2015. La verità è che nè Napolitano, né lo stesso fronte aziendalista Pdl è in grado di dire, in questo momento, quale sia la decisione di Berlusconi. In casa Pd ieri è stato Massimo D'Alema a dare voce al pensiero di tanti: "Se dovessi scommetterei, scommetterei che non ci sarà crisi di governo", ha detto l'ex premier. A sostegno di questa tesi c'è un ragionamento molto razionale: Berlusconi non avrebbe reali vantaggi da una crisi che molto probabilmente porterebbe, nel migliore dei casi, al voto non prima di febbraio-marzo e che metterebbe sotto pressione le aziende di famiglia, come si è già visto.
Chi prova a evitare la crisi, nel Pdl ma anche nel Pd, sta allora provando a suggerire a Berlusconi una strada: dimissioni prima del pronunciamento della Giunta e poi richiesta di grazia da presentare al capo dello Stato, che a quel punto difficilmente potrebbe non tenere conto del gesto del Cavaliere. Difficile convincere il leader Pdl a concedere un gesto di sottomissione ad una sentenza che lui considera vessatoria. Ma, di sicuro, perché si possa almeno tentare di percorrere questa strada è necessario che il Pd conceda l'onore delle armi, ovvero eviti di infierire in Giunta, negando qualunque "approfondimento" e usando toni sprezzanti. Insomma, perché Confalonieri e l'ala trattativista del Pdl possano provare a convincere Berlusconi ci sarà innanzitutto bisogno di una non ostilità del Pd. Dopodiché, resta il fatto che Berlusconi dovrà 'fidarsi' della decisione che Napolitano poi prenderà sull'eventuale richiesta di grazia.
Al Quirinale hanno ripetuto che non ci si può aspettare in ogni caso una soluzione 'salvifica' che riporti tutto alla situazione di prima. Anche perché dalla Corte di appello di Milano arriverà l'interdizione dai pubblici uffici, sia pure rivista nel solco della sentenza della Cassazione. Insomma, Berlusconi si dovrebbe accontentare dell'onore delle armi e, forse, di un provvedimento di commutazione della pena del capo dello Stato. Chissà se basterà.