Tonina ringrazia MacQuaid, il presidente dell'Uci, per la lettera in cui afferma che la vittoria del Tour '98 del Pirata non è in discussione CESENATICO - Silenzio. Rispetto. Un po’ di quella pace che il suo
Marco non ha potuto avere negli ultimi anni di vita e continua a non avere neanche da morto. Nove anni dopo quel terribile giorno di San Valentino del 2004.
Mamma Tonina non chiede altro da sempre, ma ciclicamente è costretta a tornare a soffrire e a mostrare l’inossidabile tempra battagliera. Ad ogni grande corsa a tappe, Giro o Tour che sia, a ogni vicenda di doping. Addirittura in crescendo, nonostante il Pirata non ci sia più da quasi due lustri. L’ultimo sfregio è datato qualche settimana fa, quando si è arrivati a paventare di togliere a
Pantani il Tour 1998. I genitori si ribellarono insieme a tutto il mondo sportivo nazionale e internazionale e
mamma Tonina e papà Paolo si rivolserò direttamente a
Pat MacQuaid con un’accorata lettera. Missiva cui il presidente dell’Uci ha risposto martedì, rassicurando i genitori e annunciando che il Tour non si tocca.“
Gli avevo scritto perché Marco, da solo, non può più difendersi. Non mi aspettavo onestamente una risposta dal signor Pat McQuaid, ma sarei bugiarda se dicessi che non mi ha fatto piacere” commenta oggi Tonina.
“Quelle parole sono un piccolo riscatto per mio figlio, la risposta rassicurante che molti volevano ascoltare, tranne chi, in questi giorni, per l’ennesima volta, ha tentato di infangare impunemente il nome di
Marco. Troppo comodo prendersela con i morti. E’ un modo vile per combattere una battaglia che - ci tengo a sottolinearlo - resta comunque sacrosanta, quella contro il doping. Ma non è così, sulla pelle di chi non può difendersi, che si ristabilisce la verità” incalza la madre del Pirata, prima di chiosare: “Il fatto che
McQuaid ci abbia garantito che il
Tour di Marco non verrà toccato è certamente un bel sollievo. Ma, prima di tutto, è un atto di giustizia verso chi, al ciclismo, ha dato tantissimo, anche la sua stessa vita.
Spero che questo intervento serva a mettere finalmente la parola fine a certe campagne stampa vergognose e pretestuose. Oggi, anche dopo 15 anni, c’è chi cerca di spostare l’attenzione verso chi non può più difendersi, solo per salvare la propria immagine. Perché
Pantani, piaccia o no, resta un caso mediatico e se si parla di lui - è la speranza di molti - si risparmiano altri”.