Dall' Europa una stretta sul tabacco; dall'Italia, l'ipotesi di una stangata sulla sigaretta elettronica. Tempi difficili, per chi continua a fumare, qualsiasi cosa. Tempi agitati, per i lobbisti di ogni versante.
Il 28% di quei cittadini europei, tabagisti convinti, dopo le scritte, si troveranno presto anche immagini choc sui pacchetti di bionde, che non potranno più essere da 10, né avere il format slim o aromi accattivanti, come il mentolo. Ad ottobre, il Parlamento europeo dovrebbe dare il voto finale sull'insieme di norme, approvate dalla Commissione Salute, che introduce pure un freno per le sigarette elettroniche, da vendere solo in farmacia.
"Speriamo per l'autunno ci siano pareri univoci suelle bionde con ricarica", è l'auspicio di Oreste Rossi, eurodeputato italiano, tra quanti ha votato contro aspetti del provvedimento. "Se si esagera con le restrizioni - commenta - si favorisce soltanto il contrabbando". Da Bruxelles, il politico non nasconde tutta l' intensa attività di lobby, in atto intorno alle norme sul fumo, un mercato da 136,5 miliardi di euro. "Sono stato avvicinato da gruppi sia pro che contro il fumo, come sempre", racconta.
Sulle sigarette elettroniche, un giro d'affari da 500 milioni in Italia, la restrizione comunitaria è arrivata insieme all'intenzione del Governo - indicata nel decreto legge sull'Iva - di tassarle del 58,5%, con mobilitazione generale dei produttori, pronti a tornare in piazza, conferma Franco Spicciariello, consulente Anafe. "Si parte dall'errore dell' Italia che assimila la sigaretta elttronica al tabacco, e dell' Europa a un farmaco. Questo decreto - obietta - avrebbe solo il risutatore di distruggere il governo". L'associazione sta premendo perché il Governo faccia passare la tassazione solo sui liquidi con nicotina. "I numeri ci sono, ma - sospetta - c'è anche una parte delle lobby dei tabaccai che sta spingendo nel senso del decreto".
